entrevista
O "shownarlismo" de Paulo Henrique Amorim no #ProgramaDiferente
O jornalista Paulo Henrique Amorim, atualmente na Rede Record e editor de um blog próprio, o polêmico Conversa Afiada, completa mais de 50 anos de carreira com passagens por alguns dos mais importantes órgãos de imprensa e TVs do país (Rede Globo, Revista Veja, Revista Exame, Rede Bandeirantes, Jornal do Brasil, TV Cultura, entre outros), e reúne em livro este meio século de atividade profissional recheada de processos na Justiça: "O Quarto Poder - Uma Outra História".
Alberto Aggio: "L’altra Faccia del Brasile"
Nel corso di un recente e interessante convegno sulla situazione del Brasile (svoltosi a Roma all’Istituto della Enciclopedia Italiana-Treccani) e condotto da Donato di Santo, ha destato una particolare attenzione l’intervento del professore brasiliano Alberto Aggio davanti a numerosi Ambasciatori, politici e studiosi di questo grande Paese latino americano. In contrasto con l’intervento dell’Ambasciatore brasiliano Ricardo Neiva Tavares (che Punto Continenti ha pubblicato per intero - http://puntocontinenti.it/?p=8598) Aggio ha descritto una realtà molto diversa del suo Paese e quindi ci è sembrato particolarmente interessante andare a intervistarlo.
Professore di Storia Contemporanea nello Stato di San Paolo del Brasile, Aggio ha compiuto studi e seminari a Valencia in Spagna e all’Università di Roma 3, oltre a insegnare all’Università di Santiago del Cile e di Compostela in Spagna. Collaboratore del prestigioso giornale di San Paolo ‘O Estado de Sao Paolo’ Aggio scrive per numerosi giornali e riviste in molti Paesi. Inoltre è autore di diversi libri di successo tra cui ‘Democrazia e socialismo: l’esperienza cilena’, ‘Fronte popolare’, ‘Radicalismo e rivoluzione passiva in Cile’, ‘Una nuova cultura politica’, ‘Gramsci e la vitalità di un pensiero’, ‘Politica e società in Brasile’, ‘Pensare il Secolo XX’, ‘Gramsci nel suo tempo’. Il suo libro più recente è ‘Un posto nel mondo – Saggio di storia politica latino-americana’. Attualmente collabora con il Sito Gramsci e il Brasile (www.gramsci.org) ed è membro della redazione della rivista ‘Politica Democratica’ edita dalla Fondazione Astrojildo Pereira.
In questo momento il Brasile si trova in una situazione economica difficile. Ciò dipende soprattutto dalla congiuntura internazionale o anche da fattori interni?
La crisi brasiliana non deriva direttamente dalla crisi economica internazionale. Essa dipende da scelte sbagliate realizzate nel corso del primo mandato della Presidente Dilma Rousseff. Queste decisioni hanno inciso sulla gestione finanziaria del Governo generando un forte deficit e rendendo complicato il finanziamento di progetti pubblici infrastrutturali e la stessa gestione della macchina governativa.
Dopo la vittoria elettorale nell’ottobre del 2014, Dilma ha dovuto cambiare rotta e adottare misure che non erano inserite nel suo programma o nei discorsi effettuati in campagna elettorale, con tagli in diverse aree, tra cui la Sanità e l’Istruzione. Ciò si è rivelato abbastanza condizionante e ha colpito l’immagine e la popolarità della Presidente. A causa di questo inganno elettorale è diminuita la sua popolarità e la credibilità. La crisi ha, quindi, radici interne. La crisi politica ha avuto ripercussioni sul piano economico e nel 2015 la recessione è arrivata al 3% del Pil, mentre si prevede un 2% per il 2016. Altri Paesi Latino americani, come ad esempio il Cile, il Perù e la Colombia, non si trovano nella situazione del Brasile.
I giornali parlano molto di impeachment contro la Presidente Dilma Roussef del Partito dei Lavoratori (PT) per aver utilizzato impropriamente fondi bancari per programmi sociali. Secondo lei il pericolo di una destituzione esiste concretamente?
E’ in corso tutta una battaglia politica per le strade e in Parlamento che tra le altre cose chiede l’impeachment della Presidente. E’ possibile che questa richiesta vada avanti o no. Molto dipende da come la battaglia si svilupperà. C’è tuttavia un equivoco nella domanda: Dilma non ha usato le risorse delle banche pubbliche per finanziare programmi sociali. Già è stato dimostrato che non fu così. Queste risorse sono state usate per investimenti in società private che beneficiano di linee di credito dalle banche pubbliche. Ciò evidenzia uno squilibrio nell’utilizzo delle risorse pubbliche nonché una scelta discutibile sul piano giuridico.
In questi giorni Dilma riesce a mantenersi a gala grazie alla fedeltà in Parlamento del suo alleato il Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB). Questo partito esprime il vice Presidente della Repubblica Michel Temer, che sarebbe il diretto beneficiario nel caso della proclamazione di impedimento della Presidente. Ma il partito sa anche che la situazione economica e finanziaria del Paese è compromessa e che non può assumere il potere in assenza di una reale alternativa. Per questo il PMDB non rompe con il PT, passando all’opposizione. Di conseguenza l’impeachment rimane in sospeso. D’ora in poi il Paese avrà una serie di Governi tampone, con cambiamenti di Ministri che cercano di evitare l’impedimento e recuperare qualche credibilità, con l’obiettivo di sopravvivere fino al 2018, quando sperano di tornare al potere con Lula.
Molti sostengono che la caduta della Roussef generebbe un vero caos politico. Già oggi ci sono 28 partiti in Parlamento che hanno grandi difficoltà ad accordarsi. Come si uscirà da questa situazione?
Non credo che una eventuale caduta di Dilma provocherebbe un caos politico. L’Istituto dell’impeachment fa parte della Costituzione del 1988 ed è stata utilizzata contro il Presidente Collor de Melo. Il problema è politico nel senso che si tratta di capire fino a che punto il PT e la sinistra, che si oppone ad esso ma lo sostiene, riuscirà a resistere e in che forma. Non si sta, comunque, alimentando una lotta di classe aperta contro un governo rivoluzionario. I Governi del PT non sono stati e non sono di questa natura. Tanto meno si sta pianificando un golpe. L’impedimento di qualsiasi Presidente del Brasile è parte dell’Ordine Costituzionale vigente, quello che si sta facendo è pienamente legittimo.
Dall’altro lato la frantumazione politica è un fatto reale. Comunque, non sono i piccoli partiti a complicare la situazione ma i grandi. La situazione politica è drammatica in ragione del fatto che i grandi orientamenti politici del Paese non riescono a costruire un consenso politico. La causa principale è che non c‘è più alcuna fiducia tra gli imprenditori, la classe media, i lavoratori e altri nel Goveno guidato dalla Dilma e nel PT. E’ un equivoco sostenere che la crisi è determinata dall’opposizione o dalla frammentazione politica. La crisi politica e la perdita di credibilità è stata provocata all’interno del Governo e non al suo esterno.
In questo momento Lula, che è l’eminenza grigia del Governo Dilma, ha assunto il comando politico del Paese e cerca di rinsaldare il PT per tutelare il Ministro delle Finanze e la sua proposta di riaggiustamento fiscale, che è l’unico modo per recuperare la credibilità tra gli imprenditori, per evitare l’esplosione dell’inflazione e per fermare la recessione. Più di questo il Governo Dilma non è in grado di fare, oltre a compiere manovre per impedire l’impeachment.
A proposito di Lula si parla di un possibile accordo con l’ex Presidente Enrique Cardoso, cioè, con l’altro grande ‘vecchio’della politica brasiliana. Lo ritiene possibile?
E’ un sogno che non si può più avverare. Ritengo del tutto improbabile un accordo tra Lula e Cardoso. Lula da molto tempo ha scelto quale strategia perseguire: fare alleanze e sottomettere gli alleati. Come si dice in Brasile: il PT non cerca alleati ma sudditi. E Cardoso non si presta a questo gioco. Gli alleati del PT si stanno muovendo per mantenere il coltello il più vicino possibile alla gola di Dilma e del PT. Il PMDB ha già annunciato che alle prossime elezioni presidenziali del 2018 avrà un candidato proprio e non starà più con il PT. Di conseguenza il Partito dei Lavoratori è un attore che sta vivendo il suo declino storico.
Come vede il futuro del Brasile?
E’ molto difficile fare previsioni certe in questi giorni. Il Paese si è sempre compiaciuto di essere il Paese del futuro. Per alcuni anni ha vissuto nell’illusione che il futuro fosse arrivato. L’attuale crisi dimostra che questa convinzione non era vera e che i profeti di ieri si sono sbagliati. L’industria brasiliana è tornata ai valori degli anni quaranta. Il nostro sistema educativo è scadente, alla pari di quello della sanità e della sicurezza. Si è creduto che la modernità coincidesse con l’innalzamento del consumo privato e niente più. Questo è stato l’eden di Lula. Ora, invece, il Paese si rende conto che la realtà è più complessa. Di conseguenza…
O #ProgramaDiferente acompanha o pré-lançamento do polêmico documentário #Eu_JeanWyllys e ouve Soninha, Laerte e Suplicy
Três anos seguindo o deputado federal Jean Wyllys (PSOL/RJ), acompanhando os bastidores da sua atuação política, conquistas, percalços e perrengues na luta por igualdade, diversidade e direitos humanos. A causa LGBT e reações de ódio e preconceito são o fio condutor deste documentário.
É quase um Big Brother da política, para citar o reality show que revelou Jean Wyllys ao grande público. Mas a câmera (in)discreta que o acompanha enxerga muito além da intimidade do deputado ou da celebridade que interage com eleitores e parlamentares.
Segundo o release da produtora Lente Viva,#Eu_JeanWyllys trará, quando lançado em 2016, o "perfil de um personagem pop e o retrato em cores vibrantes da sociedade brasileira e da cultura digital contemporâneas. Um mosaico de temas atualíssimos que alimenta discursos de amor e ódio nas redes sociais – e que convida todos a participar".
Assista o #ProgramaDiferente nº 31, no ar em 27 de setembro de 2015
Abrindo a Semana do Idoso, o #ProgramaDiferente, da TVFAP.net, entrevista o teólogo, filósofo, escritor e professor universitário Leonardo Boff, além de exibir com exclusividade a sua palestra ministrada no Sesc Pinheiros, encerrando a "Campanha de Conscientização da Violência contra a Pessoa Idosa", com o tema “Em 2050 seremos muitos: o cuidado começa agora” e a conferência "Cuidado: maneira amorosa de se relacionar com os outros".
Maior expoente da Teologia da Libertação no Brasil, Leonardo Boff foi entrevistado exatamente no dia em que completou 50 anos da sua partida para fazer doutorado em Teologia e Filosofia na Alemanha, na Universidade de Munique, onde passou cinco anos. Assista.
Embarcado no navio que o levaria à Alemanha pelo então professor e coordenador dos estudantes de Petrópolis, recebeu dele, na época, em 1965, um bilhete que guarda até hoje: "O Brasil precisa de pessoas inteligentes, que ajudem a pensar a nossa realidade, muito complexa. Vá em nome de Deus".
Quem foi o autor do bilhete? Paulo Evaristo Arns, frade franciscano que se tornaria cardeal-arcebispo de São Paulo em 1970, igualmente adepto dos direitos humanos, da justiça social e da teologia para os pobres na perspectiva da sua libertação.
Já a tese de doutorado, um calhamaço de 600 páginas, toda escrita em alemão, que lançava as bases da Teologia da Libertação, foi aceita e publicada por um teólogo daquele país. Seu nome? Joseph Ratzinger, que ao se tornar cardeal aplicaria as punições que acabaram por afastar o Frei Leonardo Boff da Igreja e, décadas mais tarde, seria eleito Papa e adotaria o nome de Bento XVI.
Nesta entrevista, Leonardo Boff conta um pouco da sua trajetória como religioso e intelectual; fala dessa relação conturbada com o Papa Bento XVI, de quem era amigo e por quem acabou perseguido; mostra entusiasmo com oPapa Francisco, que "tem a ternura de São Francisco e o rigor de um jesuíta", além de introduzir "uma ruptura com a velha cristandade européia e abrir o horizonte como nenhum outro papa abriu".
Ele também fala do papel da Igreja num Estado Laico, de política, democracia, ideologia, esquerda x direita, economia global, extremismo religioso, fundamentalismo, violência e da onda conservadora que desponta no mundo. Faz ainda uma defesa apaixonada do meio ambiente.
Aos 76 anos, Leonardo Boff diz que continua o mesmo que ingressou na ordem franciscana aos 21 anos. Critica o PT, que "se deixou contaminar pelo poder e perdeu a sua vinculação orgânica com a base", mas também "as forças poderosas, as grandes corporações multinacionais que pressionam os governos e não querem as políticas sociais".
O #ProgramaDiferente é exibido na TVAberta de São Paulo todos os domingos, às 21h30. Se preferir, veja aqui aíntegra da entrevista de Leonardo Boff e também a íntegra da palestra sobre o cuidado com os idosos.
Na internet, está disponível na TVFAP.net e em programadiferente.com na íntegra. Assista.
Alberto Goldman analisa a crise e o futuro do governo Dilma na TVFAP.net
O #ProgramaDiferente, da TVFAP.net, entrevista o vice-presidente nacional do PSDB, Alberto Goldman. Ao completar 60 anos de vida pública, ele conta desde a sua origem no movimento estudantil, passando pela primeira eleição como deputado, em 1970, pelo MDB, mas como integrante do Partido Comunista Brasileiro na clandestinidade, e toda a longa e vitoriosa trajetória política até o seu auge, quando assumiu o Governo do Estado de São Paulo, entre abril de 2010 e janeiro de 2011.
Engenheiro da Escola Politécnica da USP, pianista, jogador de basquete (esporte que ainda pratica), Goldman é um dos políticos mais experientes do país. Duas vezes deputado estadual, seis vezes deputado federal, três vezes secretário de Estado e ministro dos Transportes do presidente Itamar Franco, ele analisa a atual crise do país e opina sobre o futuro do PT e do governo Dilma Roussef.
Ex-integrante do chamado "MDB autêntico", nome forte na luta pela redemocratização brasileira e um dos que se mantiveram fiéis ao PMDB quando várias outras lideranças de São Paulo e do Brasil fundaram o PSDB, em 1988, ele não poupa críticas aos antigos companheiros. Assista.
Assista o #ProgramaDiferente nº 30, no ar no dia 20 de setembro de 2015
Em plena Semana da Mobilidade e às vésperas de mais um Dia Mundial Sem Carro, celebrado no dia 22 de setembro, o #ProgramaDiferente, da TVFAP.net, entrevista a cicloativista, jornalista e fotógrafa Renata Falzoni, debate as ciclovias e mostra a polêmica em torno do aplicativo Uber, de transporte individual de passageiros, que teve o uso proibido em São Paulo.
O programa pega carona no Dia Mundial Sem Carro, data simbólica adotada em vários países para que as pessoas experimentem formas alternativas de mobilidade, descobrindo que é possível se locomover sem usar o automóvel e que existe vida além do para-brisa. Assista.
A data foi criada na França há 18 anos. No Brasil, chegou dez anos depois, em 2007, por iniciativa dos então vereadores de São Paulo, Chico Macena e Soninha Francine. Nesta semana são realizadas também atividades em defesa do meio ambiente e da qualidade de vida em diversas cidades.
A pauta principal, como não poderia deixar de ser, são as ciclovias, a solução mais emblemática de um transporte alternativo ágil, inteligente, limpo e sustentável. Porém, não podemos deixar de criticar a falta de planejamento, de responsabilidade e de critérios na implantação de ciclovias e ciclofaixas, quando isso não passa de uma tinta vermelha desbotada no asfalto, colocando em risco a vida de pedestres e ciclistas.
É isso que estamos debatendo hoje, desde a entrevista inédita com Renata Falzoni até um apanhado do que outros entrevistados do programa já falaram sobre mobilidade e a implantação de ciclovias. Reveja as participações deAndrea Matarazzo, Floriano Pesaro, Gilberto Natalini, Mario Covas, Ricardo Young e Soninha Francine. Há uma rica variedade de argumentos sobre o tema.
O #ProgramaDiferente é exibido na TVAberta de São Paulo todos os domingos, às 21h30.
Na internet, está disponível na TVFAP.net e em programadiferente.com na íntegra. Assista.
Vamos Sair da Crise? A TVFAP.net entrevista o jornalista Alexandre Machado
Neste momento crítico da política e da economia brasileira, o #ProgramaDiferente, da TVFAP.net, entrevista o experiente e premiado jornalista Alexandre Machado, que entre os anos 80 e 90 apresentou o emblemático "Vamos Sair da Crise", programa de TV que buscava discutir exatamente as saídas para a complicada situação do país.
Com mais de 50 anos de jornalismo, comentarista e apresentador de programas como Fogo Cruzado, Opinião Nacional, Crítica & Autocrítica, foi editor da Revista Veja e do jornal Gazeta Mercantil, redator-chefe da Playboy, diretor de jornalismo das TVs Gazeta, Cultura e Educativa do Rio de Janeiro, atualmente comanda o programa De Volta Pra Casa, na Rádio Cultura.
Foi ainda coordenador de Comunicação do Ministério do Planejamento (ministro João Sayad), secretário de Comunicação Social do Estado de São Paulo (governador Mario Covas) e superintendente de Comunicação da Petrobras (presidente Fernando Henrique Cardoso).
Analista privilegiado da conjuntura política e econômica, Alexandre Machado opina sobre a crise do governo Dilma e as possíveis saídas para o Brasil. O bate-papo está imperdível. Assista.